Ludopatia, che dice la Cassazione?
La ludopatia è l’incapacità di astenersi dall’impulso del gioco d’azzardo e dalle scommesse, ciò nonostante il soggetto sia consapevole che, dal suo comportamento, ne derivino gravi conseguenze.
Con il Decreto Legge 13 settembre 2012 numero 158 (modificato poi con Legge 8 novembre 2012, numero 189), la ludopatia è entrata nei LEA, ossia nei Livelli Essenziali di Assistenza. Ma che c’entra la ludopatia con la Corte di Cassazione? La ludopatia è stata oggetto di un’importante decisione della Suprema Corte. Il caso riguarda un ricorso avverso un’ordinanza del giudice dell’esecuzione, che statuiva la non assimilazione di tale patologia con la tossicodipendenza. Ciò in base al divieto del ragionamento per analogia. I giudici hanno stabilito che la “ludopatia, pur avendo in comune con la tossicodipendenza ovvero l’alcolismo o il tabagismo una dipendenza patologica, affonda le proprie radici in aspetti della psiche del soggetto, non presenta, almeno al momento attuale, quegli aspetti di danno che l’esperienza comune ha dimostrato essere alla base dei comportamenti derivanti cui, nell’ambito della discrezionalità legislativa, la modifica normativa ha inteso porre rimedio“. La modifica, a cui si riferisce la Suprema Corte, è quella apportata all’articolo 671 c.p.p. (dalla Legge 21 febbraio 2006, numero 49), ove il legislatore fa riferimento allo status di tossicodipendenza, che non può essere equiparata alla ludopatia, facendo ricorso all’analogia. Non vi è alcuna assimilazione dei LEA previsti per la ludopatia con quelli previsti per la tossicodipendenza.
Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 2 maggio 2016, n. 18162