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Cannabis: niente pollice verde quindi niente condanna?

Sara Mascitti > News  > Cannabis: niente pollice verde quindi niente condanna?

Cannabis: niente pollice verde quindi niente condanna?

epa02310452 A worker tends to cannabis plants at a growing facility for the Tikun Olam company near the northern Israeli town of Safed on 31 August 2010. In conjunction with Israel's Health Ministry, the company currently distributes cannabis or Marijuana for medicinal purposes to over 1,800 people to help relieve pain caused by various health conditions.  EPA/ABIR SULTAN ISRAEL OUT

epa02310452 A worker tends to cannabis plants at a growing facility for the Tikun Olam company near the northern Israeli town of Safed on 31 August 2010. In conjunction with Israel’s Health Ministry, the company currently distributes cannabis or Marijuana for medicinal purposes to over 1,800 people to help relieve pain caused by various health conditions. EPA/ABIR SULTAN ISRAEL OUT

 

Quattro piante di cannabis in vaso, sul balcone di un appartamento. Al proprietario viene contestato il reato di detenzione a fini di spaccio, ma l’esame delle condizioni delle piante cambia la sorte del processo.

Questa è la storia del mancato “pollice verde” che salva il coltivatore di marijuana dal reato. La Corte di Cassazione infatti ha ritenuto di escludere il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio a seguito dell’esame del “cattivo stato vegetativo” delle piante di cannabis coltivate sul balcone. A salvare il coltivatore è proprio la mancanza di pollice verde che ha portato le piante ad uno stato di marcescenza tale da ridurre di fatto la gravità della sua condotta. La Cassazione ha accolto il ricorso di un uomo che era stato condannato per aver coltivato cannabis in quattro piantine in vaso sul balcone del proprio appartamento. Nella sentenza si legge che “con riferimento alla condotta di coltivazione, non assume alcun rilievo la destinazione ad uso personale della sostanza, sicché la circostanza sottolineata dalla difesa che le dosi potenzialmente ricavabili dal materiale in sequestro fossero quantificabili al di sotto della dose media giornaliera non è dirimente al fine di escludere l’accertamento del reato”, quindi secondo la Cassazione, ciò che è fondamentale e che non è verificato in concreto, “è l’effettiva offensività della condotta di coltivazione contestata che risulta eseguita, attraverso il possesso di quattro piantine in vaso alte al massimo 25 cm, in cattivo stato vegetativo”. In poche parole: l’offensività della condotta va valutata in base al fatto concreto,  cioè va verificato se di fatto vi è una lesione “del bene giuridico tutelato”, quindi il cattivo stato di coltivazione, tale da far presumere la marcescenza delle piante, mette in dubbio l’illegittimità della condotta, e la sentenza è favorevole al “coltivatore”. Corte di Cassazione, sez. VI Penale, sentenza n. 24732/15.

AVVERTENZA: I contenuti di questa pagina si riferiscono a fattispecie generali e non possono in alcun modo sostituire il lavoro di un professionista qualificato. Per ottenere un parere legale in ordine alla questione giuridica che interessa è possibile richiedere una consulenza legale on-line oppure fissare un appuntamento  per un parere tecnico. Gli autori declinano ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo improprio o non aggiornato delle informazioni contenute nel sito.