La Riforma del lavoro tra “contratti unici” e tutele crescenti
Il Jobs act del governo Renzi è diventato legge. Già dall’inizio di gennaio del 2015 dovrebbe entrare in vigore il primo decreto delegato – che concerne i “contratti unici” a tutele crescenti, cioè assunzioni a tempo indeterminato fin da subito, ma senza le tutele dell’articolo 18 per i primi 3 anni (quindi quella che è stata chiamata la “semplificazione” delle norme sui licenziamenti e sugli indennizzi). Il resto dei provvedimenti, come per esempio le norme sulla cassa integrazione, entreranno in vigore presumibilmente tra qualche mese.
Ecco quali sono, gli elementi chiave della riforma del lavoro. Riordino dei tipi di contratto esistenti, con l’introduzione di un contratto unico a tempo indeterminato per le nuove assunzioni, il quale prevede tutele crescenti in base all’anzianità di servizio. Con l’arrivo del nuovo contratto unico, le tutele dell’articolo 18 sono sospese per un po’ di tempo. In pratica, se un giovane alla prima esperienza di lavoro o un disoccupato vengono assunti fin da subito a tempo indeterminato, nei primi 36 mesi dovranno attraversare una sorta di periodo di prova prolungato. Per tre anni, il dipendente potrà essere cioè lasciato a casa dall’azienda senza diritto ad un eventuale reintegro. Qualora successivamente il licenziamento fosse dichiarato ingiusto dal giudice, al lavoratore verrebbe liquidato infatti soltanto un indennizzo in denaro, che cresce nel tempo in proporzione all’anzianità di carriera. Parallelamente si riducono altre forme di contratto, come i contratti di collaborazione a progetto (i cocopro, che rimarranno in vigore solo “fino a esaurimento”).
Eliminazione della cassa integrazione per i dipendenti se l’attività aziendale (o una sua parte) venga cessata definitivamente e non esistano concrete possibilità di proseguimento.
Superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: escluso il reintegro del lavoratore e previsto un risarcimento economico che aumenta con l’anzianità di servizio, e inoltre cambiano i termini per impugnare il licenziamento.
Possibilità per un’impresa di riorganizzare e ristrutturare le mansioni, senza l’obbligo di adibire i propri lavoratori ai compiti per i quali sono stati assunti (o per incarichi superiori), ma con l’obiettivo di “tutelare” il posto di lavoro e la “professionalità”.
Nuove regole per i controlli a distanza: nei luoghi di lavoro si potranno utilizzare dispositivi come telecamere per eseguire controlli, ma solo sui macchinari. Fino a oggi questi controlli erano vietati dallo statuto dei lavoratori.
L’Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) dovrà universalizzare il sussidio per al disoccupazione, estendendolo ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. La nuova tutela sarà estesa a circa 300mila lavoratori, che comprendono soprattutto quelli concarriere molto discontinue.
Istituzione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione, sotto il controllo del ministero del lavoro e che, come soggetto unico, si occuperà di gestire i servizi per l’impiego e l’attività dell’Aspi.
L’indennità di maternità è estesa anche a lavoratrici parasubordinate e alle donne lavoratrici autonome che hanno figli disabili non autosufficienti.
Riforma degli ammortizzatori sociali: 2,9 miliardi di euro destinati nel 2015.