Pubblica amministrazione da condannare per omofobia: ritirava la patente perché gay
Nel periodo di leva dichiarava all’ospedale militare di essere gay, da lì a qualche mese gli arriva l’avviso di presentarsi ad un’altra visita medica, fissata per accertare la sussistenza dei requisiti psico-fisici per guidare. La battaglia legale di un uomo che ha visto annotata sulla sua cartella clinica la dicitura “disturbo dell’identità sessuale”, quindi la patente gli era stata sospesa. Dopo 15 anni di iter giudiziario, dal Tar alla Cassazione, gli è stato riconosciuto che c’è stato “un vero e proprio comportamento omofobico“, oltre che “intollerabilmente reiterato”, da parte della pubblica amministrazione e ordina un risarcimento corrispondente alla “gravità dell’offesa”. La Terza sezione civile della Cassazione, sent. 1126, ha disposto il rinvio del caso, per riquantificare (al rialzo) la cifra da erogare e titolo di risarcimento del danno. Un nuovo tribunale d’appello, sulla scorta dei paletti già fissati dagli ‘ermellini’, dovrà quindi pronunciarsi sul quantum. Il diritto al proprio orientamento sessuale, “nelle sue tre componenti della condotta, dell’inclinazione e della comunicazione, il cosiddetto coming out”, sono tutelati dalla Corte europea dei diritto dell’uomo sin dalla sentenza del 1981 (Dudgeon contro il Regno Unito). “Nonostante il malaccorto tentativo della Corte territoriale di edulcorare la gravità del fatto, riconducendola ad aspetti endo-amministrativi”, è innegabile – scrive la Cassazione – che “la parte lese sia stata vittima di un vero e proprio (oltre che reiterato) comportamento di omofobia“. E’ quindi certa “la gravità dell’offesa”, elemento rilevante per la quantificazione del danno. Soddisfatte le associazioni, che auspicano al più presto la calendarizzazione del dibattito sulla legge contro l’omofobia. Il presidente di Arcigay ha descritto questa come una “sentenza importantissima” di cui “il Parlamento deve fare tesoro, calendarizzando quanto prima il dibattito sulla legge contro l’omotransfobia in Senato e offrendoci perciò la prospettiva concreta dell’entrata in vigore di quella legge”.