TRUST: a cosa serve?
Da molti anni il Trust è entrato a far parte degli strumenti “giuridici” a nostra disposizione, ma come mai si è diffuso? A cosa serve?
Innanzitutto il Trust in Italia ha proprie regole e non è un artificio o un sofisticato escamotage per sfuggire alle regole ereditarie o ai creditori.
Ma cos’è il trust? È uno strumento giuridico con cui un “disponente” – traduzione del termine inglese “settlor” – trasferisce la proprietà di determinati suoi beni a un altro soggetto, detto “trustee”. Il trasferimento avviene per uno scopo, che è indicato dal disponente, mediante lo svolgimento di un’attività, giuridica o materiale, inerente i beni affidatigli.
Il caso tipico è quello del genitore anziano di un figlio disabile che può affidare un determinato patrimonio al trustee affinchè il reddito di questi beni sia destinato al pagamento delle spese di assistenza, cura, svago e istruzione del figlio.
Ovviamente lo schema può essere applicato a molti altri tipi di situazioni.
Per questo motivo, il trust è uno strumento utile non solo per risolvere problemi personali o familiari. Anche le esigenze degli imprenditori possono trovare soluzione con il trust: ad esempio, per cercare di organizzare un efficiente passaggio generazionale dell’azienda e, più in generale, del patrimonio dell’imprenditore (o anche per impedire che l’azienda di famiglia finisca sotto il controllo di un figlio che, purtroppo, abbia avuto vicende di vita “sbagliate”).
Il trustee diventa effettivo proprietario dei beni affidatigli dal disponente ed è il trustee a dover attuare il programma che il disponente gli ha indicato.
Da ciò deriva che:
– non si ha un trust qualora siano stabilite regole che permettano al disponente di smontare la struttura a suo piacimento;
– oppure se egli conservi sui beni del trust un insieme di poteri tali da ridurre il trustee ad un mero esecutore materiale (o prestanome).